sabato 30 agosto 2014

Gli Interferenti Endocrini: i nemici silenziosi

"Gli Interferenti Endocrini sono sostanze esogene, o una miscela di sostanze, che alterano la funzionalità del sistema endocrino, causando effetti avversi sulla salute di un organismo" 

(European Workshop on the impact of Endocrine Disruptors on Human Health and Wildlife, Waybridge, 2-4/12/1996)

Ormai sono centinaia le sostanze appartenenti alla categoria degli Inteferenti Endocrini, tra cui abbiamo pesticidi (erbicidi, insetticidi, fungicidi), detersivi, vernici, cosmetici, sostanze chimiche industriali come diossine e furani, ftalati e achilfenoli (APEs) prodotti dagli inceneritori, dalle cartiere e dai processi di combustione incontrollata, i policlorodibenzofenili (PCBs), usati spesso come isolanti elettrici.

Tutte queste sostanze possono interferire negativamente con il funzionamento e la regolazione del sistema endocrino, dal quale, a sua volta, dipendono importanti funzioni necessarie alla sopravvivenza dell'individuo (metabolismo, sistema immunitario, comportamento, sviluppo e crescita) e della specie (riproduzione).

L'esposizione agli Interferenti Endocrini può causare importanti patologie, sia nelle donne (neoplasie della mammella, del colon, della vagina, dell'endometrio ed anomalie strutturali dell'ovidotto e dell'utero) che nell'uomo (difetti genitali alla nascita, cancro testicolare e produzione di liquido seminale scadente per quantità e motilità degli spermatozoi ed allargamento o riduzione della prostata).

Purtroppo gli Interferenti Endocrini agiscono anche quando presenti in piccole quantità (anche in concentrazioni di 1 su 1000000000000).

Il meccanismo di azione degli Interferenti Endocrini è molto semplice:

Ogni ormone ha un recettore con il quale si lega per esplicare la propria funzione. Un interferente endocrino è in grado di legarsi al recettore di uno specifico ormone "sostituendosi" ad esso. Naturalmente, però, l'effetto non potrà essere quello atteso dal legame con l'ormone, ma ne risulterà un blocco del meccanismo o un aumento del meccanismo o anche un meccanismo insufficiente.

Una caratteristica comune a molti Interferenti Endocrini è la loro natura lipofilica, che li rende particolarmente stabili e persistenti nell'ambiente, nonché accumulabili nei tessuti degli animali.
Infatti la lipofilicità ostacola lo scioglimento di tali sostanze in acqua e, al contrario, fa sì che esse si sciolgano nei tessuti grassi, come i tessuti adiposi animali (e umani), e il latte materno.
Questa caratteristica, quindi, favorisce i fenomeni di bioaccumulo e biomagnificazione

Le persone obese, quindi con grande quantità di tessuto adiposo, possono di conseguenza accumulare, in proporzione, più sostanze tossiche rispetto alle persone magre. Questo è un fattore da tenere ben in considerazione nel momento in cui si decide di mettersi a dieta e perdere peso, in quanto la perdita di massa grassa può rimettere in circolo le sostanze tossiche accumulate, provocando un danno da rischio chimico all'organismo. Questo è uno dei motivi per cui i dimagrimenti devono essere sempre controllati, non arbitrari e non drastici e veloci.




venerdì 29 agosto 2014

Bioaccumulo, Bioconcentrazione e Biomagnificazione: gli anelli di congiunzione tra i problemi ambientali e le loro ripercussioni sulla salute

Con il termine bioaccumulo si indica quel fenomeno di accumulo irreversibile di una sostanza nei tessuti degli organismi viventi. Esso viene utilizzato, indirettamente, come parametro per la determinazione degli effetti tossici di una sostanza inquinante, dal momento che fornisce una stima più precisa del reale livello di contaminazione degli organismi, rispetto al solo calcolo dell'esposizione.
Il bioaccumulo delle sostanze tossiche può avvenire o direttamente dall'ambiente in cui l'organismo vive o attraverso l'ingestione lungo le catene trofiche oppure in entrambi i modi: nel primo caso il fenomeno viene definito bioconcentrazione, nel secondo caso biomagnificazione.

In entrambi i casi le concentrazioni della sostanza nei tessuti dell'organismo diventano progressivamente  più alte di quelle presenti nell'ambiente da cui è stata assorbita. Il fattore di bioconcentrazione (BCF) viene definito come il rapporto, all'equilibrio, tra la concentrazione di una sostanza tossica nell'organismo e quella del mezzo circostante (per gli organismi acquatici il mezzo circostante è l'acqua, per gli organismi terrestri  corrisponde al cibo di cui si nutrono). Naturalmente tale fattore varia, oltre che da sostanza a sostanza, anche da specie a specie. 

Valori di BCF maggiori di 1000, misurati nei pesci, suggeriscono che la bioconcentrazione negli organismi acquatici è molto elevata (dati HSDB, Hazardous Substances Data Bank).

Bisogna sottolineare che elevati livelli di bioaccumulo sono responsabili del fenomeno di "amplificazione", che porta quantità e concentrazioni nei comparti ambientali dai livelli di traccia a livelli tali da risultare potenzialmente preoccupanti.







Bibliografia:
Baird C, Chimica ambientale, 1997, ed. Zanichelli
Travis C., Arms A.D., Bioconcentration of organic in beef, milk and vegetation, Environ., Sci., Technol., 22, 271 - 274